WE ARE WHO WE ARE: recensione
“We Are Who We Are” può essere riassunta in pochissime parole, proprio perché l’incipit e la storia sono semplici e lineari: è una storia di crescita, di ricerca del proprio posto nel mondo e della propria felicità.
Qui il tema principale a cui segue tutto il resto che fa di “We are who we are” una serie impegnata e impegnativa, dai tanti risvolti e (anche) fronzoli.
E’ la prima serie di Luca Guadagnino (recista italiano di fama mondiale, candidato all’Oscar, e suo il pluripremiato film “Chiamami con il tuo nome”). E’ in onda su HBO in USA dal 14 settembre e su Sky Atlantic e NOW TV dal 9 ottobre).
La prima serie di un regista così acclamato porta con sé un carico abbastanza importante, soprattutto perché per le tematiche affrontate, non si discosta dalla sua opera più famosa e acclamata, “Chiamami con il tuo nome”, appunto.
Da qui la trama, che parte da un luogo: una base militare statunitense nella provincia di Chioggia. Non parliamo però di una serie su tattiche di guerra e bombe ed esplosioni, ma di militari che vivono la loro vita e portano con loro anche i loro figli adolescenti.
I ragazzi sono di fatto statunitensi nel DNA, nella mentalità e nei consumi culturali, ma appena escono di casa non trovano le strade di New York o del Kentucky, ma il dedalo di stradine e canali della provincia veneta e le spiagge selvagge dell’Adriatico.
Eccolo il punto a favore di questa serie: è totalmente americana, si vedono partite di baseball, i supermercati hanno prodotti e struttura americani, ma ha l’Italia tutto attorno, fuori c’è un mondo che non parla inglese e i coetanei italiani hanno gli stessi desideri e impulsi, ma una forma mentis totalmente differente.
Quindi le tematiche sono due: da un lato la crescita e la scoperta della felicità da parte dei protagonisti ma dall’altra anche un certo scontro culturale e di mente tra quelli che non sono altro che ragazzi.
I protagonisti sono due: Fraser (Jack Dylan Grazer), prototipo del ragazzino viziato, annoiato e indisponente, che arriva in Italia per via del trasferimento della madre (Chloe Sevigny), che diventa comandante.
A fargli da contraltare c’è Caitlin (Jordan Kristine Seamón), che invece è in Italia da anni, si sente più a casa del ragazzo, ma ha più di una questione aperte con se stessa. Accanto a loro una serie di personaggi tre genitori e coetanei che occupano la base e vivono la loro quotidianità.
Ok, ma quindi che succede in questa base? E qui viene il peggio della serie: di fatto non succede nulla di rilevante.
Guadagnino rinuncia apertamente a una narrazione dei fatti legata ad una visione ad episodi (come per qualsiasi serie), per seguire le fluttuazioni dei suoi personaggi in questa base, mentre vagano senza una metà precisa, senza che a tutti qui effetti succeda qualcosa.
I ragazzi riempiono in modi diversi le giornate dopo le ore di scuola e intanto la narrazione si sofferma sulla propria personalità e sessualità.
Se vogliamo fare un paragone azzardato, io l’accosterei a Skam. Per una narrazione nel quotidiano ma molto meno a fuoco, molto più ovviamente “statunitense” nella forma e molto più fluida nel racconto.
Ma quindi “We are who we are” è noioso? A tratti si, è la cifra stilistica di Guadagnino: enfatizzare personaggi e racconti proprio dove in effetti non succede nulla, ma arrivare comunque a raccontare qualcosa, soprattutto una certa evoluzione dei suoi personaggi.
Distributore | Now Tv (abbonamento) |
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Formato | miniserie TV |
Genere | dramma adolescenziale |
Numero episodi | 8 |
Durata episodi | 60 minuti |
Ideatore | Luca Guadagnino |